L’ex Chiesa di S. Francesco di Paola

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di Giuseppe Rizzuti

L’ex chiesa di S. Francesco di Paola, è un’altra struttura architettonica di Caltabellotta meritevole di essere valorizzata. Il primo impianto di quella che successivamente doveva diventare la chiesa in questione si può fare risalire fra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo ed era stata dedicata originariamente da Ruggero il Normanno alla Madonna della Raccomandata, come era solito fare il religioso condottiero all’epoca della cacciata degli Arabi.

Inserita in un contesto particolarmente suggestivo, nella parte alta del centro urbano a ridosso del quartiere Pietà e a poche decine di metri da dove sorgeva, fino ai primi anni '60, una porta di accesso all'antica fortezza, detta comunemente Salvoporto, conserva intatto il fascino di antico monumento che tanta storia ha visto svolgere davanti a sé.

Fra le numerose chiese, grandi e piccole, tutte comunque molto belle della cittadina montana, questa è sicuramente una delle più antiche e continua orgogliosamente a resistere e ad aspettare pazientemente un meritato restauro.

     

Dalla via molto stretta, che porta il suo nome, balza prepotente alla vista il bellissimo portale che in verità meriterebbe ben altra luce e ben altra visibilità. Strutturalmente è composta da un unico vano di forma rettangolare, accostato ad un altro fabbricato di pregevole fattura, costituendone appendice dal lato occidentale.

Il monumento presenta un orientamento strutturale est-ovest, con il lato più lungo parallelo alla strada rivolto a sud, su cui è inserito il pregevole portale, sul quale  è scolpito a bassorilievo lo stemma votivo, detto comunemente "Agnus Dei" adottato da Ruggero il Normanno, cioè l'agnello con croce greca inframmezzato a due colonnine tortili, molto probabilmente opera di lapicidi locali, arte un tempo molto fiorente a Caltabellotta.

       

I muri perimetrali sono giunti fino a noi dall'antica struttura normanna e la compagine muraria, nella parte bassa, è realizzata prevalentemente in conci giustapposti di pietra calcarea, la qualcosa  ha permesso al monumento di arrivare fino ai nostri giorni. Nella parte superiore del prospetto, a seguito di interventi successivi, sono state aperte due finestre di forma rettangolare: una più grande a destra,  l'altra più piccola a sinistra, segno che la struttura in alcuni momenti è stata adibita impropriamente ad abitazione. Il lato minore, rivolto verso est, è contraddistinto da un arco a tutto sesto, anch'esso realizzato in conci di pietra squadrata, parzialmente tompagnato.

       

I due muri perimetrali minori, sormontati da due timpani di forma triangolare, denotano l'origine della copertura a capanna. Tutta la parete esterna a sud, la vera quinta prospettica, si presenta in precarie condizioni statiche, stante la totale mancanza di manutenzione che nel tempo ha creato forti scompensi strutturali.

Naturalmente attenzione particolare merita il magnifico portale situato a circa un metro di altezza rispetto all'attuale sede stradale e definito ai due lati da due esili colonne bilobate, sormontate da capitelli incassati con superiore cornice modanata leggermente aggettante, dalla cui sommità si dipartono i rinfianchi dell'arco a sesto acuto a triplo rincasso, che formano il portale d'ingresso principale della struttura, quando cambiò nome e divenne chiesa di S. Francesco (XVI).

Ai margini, verso l'interno, due rosette finemente scolpite ingentiliscono il ritmo scandito della sequela dei conci isodomi.

Da una più attenta lettura riferita allo stile e alla geometria adottate, a parte qualche riferimento esile di memoria arabo-normanna, si possono scorgere elementi architettonici goticheggianti che si acuiscono proprio nella organizzazione della ghiera a triplo rincasso, con l'interposizione, tra la prima e la seconda, di una minuta decorazione a saetta. Ai due lati del portale due colonnine, scanalate e sormontate da due capitelli,  arricchiscono il prospetto.

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Foto Accursio Castrogiovanni

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